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già condirettore centrale della Banca di Roma _______________________________________________ ER GATTO AVVOCATO [1]
mentre cercava un posto più sicuro pe’ magnasse una foja de lattuga, j’amancò un piede e cascò giù dar muro: e, quer ch’è peggio, ne la scivolata rimase co’ la casa arivortata.- dice: - Se me rimetti in posizzione t’arigalo, in compenso, una braciola che ciò riposa a casa der padrone. Alccetti? - Alccetto. - E quella, in bona fede, co’ du’ zampate l’arimise in piede. - Poi chiese: - E la braciola? - Dice : - Quale? - Ah! - dice - mò te butti a Santa Nega! T’ammascheri da tonta! È naturale! Ma c’è bona giustizzia che te frega! Mò chiamo er Gatto, j’aricconto tutto, e te levo la sete cor presciutto! - - Er Gatto, che faceva l’avvocato, intese er fatto e j’arispose: - Penso che è un tasto un pochettino delicato, perché c’è la questione der compenso: e in certi casi, come dice Orazzio, promissio boni viri est obbligazzio. - Ma prima ch’io decida, è necessario che la bestia medesima sia messa co’ la casa vortata a l’incontrario Wnché nun riconferma la promessa, pe’ stabilì s’è un metodo ch’addopra solo quanno se trova sottosopra. - - Così fu fatto. Er Micio disse : - Spero che la braciola veramente esista... - La Tartaruga je rispose : - E’ vero! Sta accosto a la gratticola... L’ho vista. - Va bene, - disse er Gatto - nu’ ne dubbito: mò faccio un soprallogo e torno subbito. - E ritornò, defatti, verso sera. - Avemo vinto! - disse a la criente.
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[1] Tratto dal volume: Trilussa, Tutte le poesie, a cura di Pietro Pancrazi, edito dalla Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., che ce ne ha gentilmente autorizzato la pubblicazione. |