|
Dalla Redazione |
FATECI CASO . Sarebbe “difficile” per i cromatismi, che talvolta tolgono risalto alle parole sulle pagine, e per le immagini ed i segni grafici che distraggono durante le studio. Ma perché La Rivista dovrebbe essere “facile” ? rispondono gli altri. In fondo, spiegano, chi decide di fare il curatore fallimentare compie una scelta ardua, accetta di aggiungere, alla sua originaria professione di avvocato o commercialista, quella nuova e diversa di amministratore giudiziario che trova, si, fondamento negli aspetti legali ed in quelli tributari, ma si sviluppa anche con uno spirito imprenditoriale, commerciale e manageriale totalmente estraneo alle professioni di provenienza, obbligando ad un raddoppio dell'impegno in termini di tempo, di preparazione e di approfondimenti. Pertanto, concludono, riuscire a trovare la concentrazione dello studio scientifico in compagnia di immagini artistiche non può costituire, per il curatore fallimentare, un'apprezzabile limitazione; anzi, affermano, è un allenamento. Il dibattito è aperto e, per certi versi, stimolante. Fateci pervenire la vostra opinione con un fax alla redazione 063611889. La rivista è fatta da voi e per voi e, quindi, deve essere come i più la desiderano. Nel frattempo, anche in questo numero troverete i “pupazzetti”, come li chiamano i più acerrimi detrattori del nostro ornato, che sono ispirati dall'iconografia del Porto di Roma, cui è dedicato il “Primo piano”, e dalle Porte di Roma, sfruttando un'assonanza che solo l'archeologia sottrae alla banalità del gioco di parole. Mentre dell'antico Porto di Roma è rimasto solo il grande bacino esagonale, che si riesce a vedere decollando o atterrando all'aeroporto di Fiumicino, le Porte di Roma sono presenze imponenti e costanti dei nostri itinerari cittadini che spesso, così presi dai nostri impegni, dimentichiamo di osservare pur essendo tra le vestigia dell'antichità più diffuse e meglio conservate, anche perché pure durante il medioevo servivano a proteggere la città. Proporvele in questa pagina rinnova l'invito sottile e muto, ma fermo e pressante che ha accompagnato l'iconografia di tutti gli otto numeri sin qui pubblicati: FATECI CASO. |