DALLAREDAZIONE

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Il numero della Rivista del trimestre aprile-giugno 1997 è stato spedito con notevole ritardo e di questo desideriamo scusarci.
Non eravamo pronti all’avvento del Registro dell’Editoria, un nuovo registro che, istituito dalla legge 662/96, ed entrato in vigore nel luglio scorso, si affianca all’ormai tradizionale Registro della Stampa presso il Tribunale. Non che non fossimo pronti ad una nuova legge, visto che a tanto il nostro Parlamento ci tiene continuamente allenati. E’ che non immaginavamo che i moduli per l’iscrizione non esistessero.

O meglio: nessuno li ha stampati, cosicché il personale del nuovo Registro ci ha spiegato che bisognava procurarseli traendone fotocopie da quelli pubblicati sul Supplemento della G.U. n. 38 del 21 febbraio 1997.
Il fatto è che questo Supplemento è andato subito esaurito per le richieste di coloro che, professionalmente, pubblicano periodici e quotidiani e a noi non è restato, secondo i consigli del personale del nuovo Registro dell’Editoria, che chiederlo agli amici all’interno dei Ministeri e trovarlo, alfine, presso la Biblioteca Nazionale. Il tutto mentre una copia del Supplemento si trovava, come si trova, sulla scrivania di tutti gli addetti al nuovo Registro dell’Editoria, ma con divieto di utilizzarla per favorire l’utente, in quanto non è previsto in bilancio lo stanziamento per fotocopie di questo tipo.
Commentare questa vicenda non rientra nei compiti della nostra Rivisita e, del resto, è una storia comune a tante altre di ordinaria burocrazia.
Ci preme però osservare come l’esperienza quotidiana dei giuseconomisti sia abituata ad un diverso contatto con gli uffici pubblici ed il pensiero corre agli addetti alle Cancellerie e, soprattutto, a quelle 
fallimentari.
Raramente, nell’impegno di tutti i giorni, troviamo ostacoli al nostro lavoro da parte di questi solerti funzionari che, pure, operano spesso in ambienti e condizioni assai poco felici. Pressati dall’accavallarsi delle richieste e delle istanze dei curatori e degli altri interessati alle procedure concorsuali, loro non perdono mai la calma e, anzi, trovano spesso anche il tempo per un sorriso o per un saluto affettuoso. 
Tanta cordialità ha finito per viziarci e per farci apparire normale e generalizzato nel settore pubblico il clima di disponibilità delle Cancellerie fallimentari, facendoci dimenticare che, forse, si tratta di un clima tipicamente locale ed inesportabile. Peccato.

P.S.  Alcuni degli amici più affezionati ci hanno invitato a non abbandonare e anzi a sviluppare le note allegre che sono affiorate in qualche pagina nei numeri precedenti. Ci abbiamo provato... sperando nel gradimento dei nostri lettori.